venerdì 20 maggio 2016

Fuori dal coro

Brevi considerazioni su Marco Pannella

  Mi dispiace, ma non posso associarmi al coro. Che sia morta una persona di 86 anni affetta da due tumori è comunque triste, ma anche ovvio e normale. Oltre a questo non posso nemmeno aggiungere la mia voce al grande mantra collettivo sulle virtù ed i grandi meriti di Marco Pannella.
Da quando ho cominciato a capirci un poco di politica, ho smesso di apprezzare Marco Pannella, di considerarlo un grande personaggio, un benefattore dell'umanità, un eroe dei diritti e delle libertà ecc ecc ecc.
  Nel 1974, la sera della vittoria del NO al referendum sul divorzio, c'ero anche io a festeggiare in via del Tritone sotto la sede del Messaggero, seduto sul tettuccio aperto della 500 di mia sorella e brandendo una copia del Messaggero con il più grande titolo cubitale mai visto:"NO".
Col passare del tempo il bagliore filoradicale, che sembrava andare tanto d'accordo con la mia fondamentale impostazione di sinistra, perse l'effetto di accecamento da flash e tornai a vedere le cose in modo più chiaro. Potrei parlarne per ore, ma cerco di riassumere al massimo: Pannella, in modo crescente, e con lui tutta la sua banda appresso, mi appariva sempre di più un pifferaio magico, capace di imbambolare tanti creduloni per raggiungere obbiettivi non confessati apertamente.
  Il suo battersi scomposto e caciarone per singoli "diritti" o pezzetti di libertà staccati da ogni contesto, fatti passare per temi di sinistra, ha contribuito a confondere le idee in modo definitivo a chi si sentiva di essere di sinistra senza saperne il vero motivo.
  Pannella citava sempre a sproposito Gandhi blaterando di nonviolenza, ma poi era fondamentalmente un violento pure lui. Ma lo avete mai ascoltato coscientemente quando abbaiava le sue pretese (non richieste), quando diceva di essere aperto al dialogo con tutti, ma partendo dalla ferma ed incrollabile idea che solo lui avesse ragione su tutto?
  Questo suo modo di pretendere spazi che andavano molto oltre il suo reale consenso elettorale, che in democrazia dovrebbe valere qualcosa, ha alla lunga convinto molta gente che vince chi urla e strilla di più, non chi ha idee, proposte e motivi concreti, giusti e soprattutto ampiamente condivisi.
Non gli si può nemmeno ascrivere, come molti fanno erroneamente, di aver scoperto lo strumento del referendum abrogativo, ma gli si può solo ascrivere un abuso di tale mezzo, in principio giusto e sacrosanto, tanto da snaturarlo.
  Ultimo fatto cui vorrei accennare al volo, e che ben poco sarà trattato dal coro dei coccodrilli giornalistici e televisivi, è la sua dichiarata appartenenza alla massoneria e la sua provenienza dal Partito Liberale, quello del secondo dopoguerra rimesso in piedi in Italia dagli americani…
Chiudo con una domanda retorica: Perché i radicali in memoria di Pannella non raccoglieranno mai le firme per un referendum contro le leggi che lasciano mano libera alle banche?