giovedì 18 luglio 2019

Sulle antiche feste unitarie civitane

Dalle memorie inedite di un vecchio comunista:

"… nel 1971 cadeva un anniversario molto importante per il Partito: erano passati esattamente 50 anni dal Congresso di Livorno, durante il quale ebbe luogo la scissione all'intero del PSI, dalla quale nacque il nostro Partito Comunista Italiano. Per l'occasione il Partito chiedeva a tutti i quadri dirigenti e militanti uno sforzo particolare per onorare in modo degno la ricorrenza. Dalla Federazione di Roma, tramite il Comitato di Zona di Albano arrivò in Sezione una circolare ciclostilata nella quale si invitava tutte le sezioni ad organizzare una "Festa dell'Unità", grande momento propagandistico e di lotta per mobilitare le migliori forze del paese in un momento che sembrava propizio per un grande balzo in avanti del Partito sulla via Italiana al Socialismo.
La circolare me l'ero letta per primo, anche perché ero io che andavo regolarmente ad Albano per tenere i contatti con il comitato di Zona. In quel momento c'era una situazione un po' particolare in Sezione. Con un congresso il vecchio segretario di sezione, ex sindaco durante gli anni più duri dell'occupazione delle terre e della guerra fredda, era stato sconfitto da un giovane carpentiere metallico, il quale, dopo una intera gioventù molto lontana dalla politica, a parte la richiesta di raccomandazione al Parroco, -andata a buon fine con un bell'impiego come autista presso un'ambasciata latino-americana- sulla via di Damasco, o forse di San José (ma fa lo stesso), era caduto dall'automobile diplomatica e si rialzò da terra comunista.
Questo giovane segretario era dunque di primo pelo rosso e non conosceva, o meglio, non riteneva le feste dell'Unità cosa sufficientemente importante da perderci tempo e sentenziò che non era possibile organizzare così, su due piedi, una festa dell'Unità a Lanuvio.
La cosa mi sembrava alquanto strana, e chiesi lumi ad un compagno, Oreste Renzi, che sin dal primo momento in cui lo incontrai in sezione mi sembrò molto sincero ed affidabile (va detto che per fortuna non era l'unico), col quale discussi la questione apertamente ed alla fine decidemmo che se al segretario non fregava niente della festa, noi l'avremmo organizzata lo stesso!
Dal Comitato di zona ci arrivarono i tabelloni di una mostra che illustrava la storia dell'Unità, dai primi gloriosi inizi durante le lotte della classe operaia torinese, attraverso la clandestinità per le persecuzioni fasciste, la lotta della Resistenza per liberare l'Italia dal fascismo e dagli invasori nazisti fino alle battaglie politiche per affermare la Costituzione Repubblicana e la Democrazia.
Nelle nostre intenzioni volevamo organizzare una grande festa, con giochi, dibattiti e concerti, oltre naturalmente uno stand gastronomico, ma riuscimmo a malapena ad istallare la mostra dietro al fontanone.
Comunque il primo passo era fatto! A partire dal 1972 le Feste dell'Unità di Lanuvio ebbero un crescendo di successi, tanto che anche altri comuni vicinori (come li chiamava il Compagno Ruggero Michetti) tentarono di imitarla, con scarsi risultati.
Ricordo con sentimenti di tenerezza lo slancio di tante Compagne e Compagni, che sinceramente e con entusiasmo partecipavano all'organizzazione dell'evento, con in mente grandi obbiettivi ed ideali, i quali con pazienza aspettavano, ed oggi ancora, aspettano di essere realizzati.
Nel 1976 non potei organizzare la Festa a Lanuvio,
dato che stavo assolvendo il mio servizio militare, ma
feci una fuga a Napoli per non perdermi il comizio di
chiusura della grande Festa Nazionale. Io sono
quello indicato dalla freccia giallorossa.
Vorrei qui fare i nomi di tutte le persone che diedero il proprio contributo alle feste, mettendoci faccia e braccia, ma non li posso citare tutti quanti. Simbolicamente ne citerò due. Ricordo in particolare Emilia (Miliuccia) Paglia, una dirigente contadina, animatrice degli scioperi contadini del 1908. Tutte le domeniche mattina mi attendeva seduta accanto alla porta della sua casetta stringendo nelle mani le poche Lire che costava allora il giornale. Una mattina, preso da una straordinaria foga da agit-prop, le consigliai di leggere un determinato articolo a non so che pagina. Lei mi fece un sorriso e disse: "Compagnuccio, ma io nun saccio lègge". Quando le chiesi perché allora si comprava tutte le domeniche il giornale, mi disse: "'O faccio p'u partitu". Miliuccia era anche una "veterana" della Festa dell'Unità di Lanuvio, quando si festeggiava alla Curva delle Fontanelle. Fu purtroppo una stagione breve quella delle prime Feste dell'Unità, ma indimenticabili. Ogni volta Miliuccia, anno per anno, veniva chiamata a furor di popolo al palco e lei cantava l'Inno della Lega.
Una volta le chiesi pure delle parole della canzone, ma ricordava ormai solamente la prima strofa; aveva anche una certa età. Ma quando lei cantava alle Fontanelle c'era ad ascoltarla con attenzione un giovane Mario Martufi, ed un giorno mi recitò tutto il testo, ed aveva pure fretta a passarmelo "primma che me scordo pure io":

Il 15 gennaio
in Genzano de Roma
se riunivano i braccianti
cò gran volontà bbona
E tutti uniti dissero allor:
famo la lega per il lavò

E noi preghiamo a vvoi
Civitani e Nemesi
de mettese alla lega
coi vostri genzanesi
Non ci tradite sarebbe 'n'eror
ch'abbiam sofferto del gran dolor

Noi abbracciamo tutti
anche se so' frostieri
noi siamo dei fratelli
però quelli veri
Non ci tradite sarebbe 'n'eror
ch'abbiam sofferto del gran dolor

Ma i patronali uniti
dissero tra di loro:
sospendere il lavoro
per affamare il povero
Compagni unimoci, unimoci sì
ch'è ggiunta l'ora, venuto è quel dì.

Quinidici giorni intieri
senza trovà lavoro
sempre si confortavano
amandosi tra loro
Viva la lega! evviva il lavor!
compagni uniamoci di vero cuor

Dopo tanto soffrire
si ebbe un dì vittoria
e si ebbe poi l'onore
di scrivere la storia
Compagni unimoci, unimoci sì
ch'è ggiunta l'ora, venuto è quel dì.

Un altro nome che credo vada fatto è quello di Dante D'Alessio (Dante de Veleno), il quale non solo fu un fiero militante antifascista quando proprio non era comodo esserlo e fu poi segretario della Sezione Lanuvina. Tante storie su di lui si raccontavano, nel bene e nel meno bene (il male mai!) ma fu anche lui ad organizzare le primissime Feste dell'Unità civitane e fu durante una di queste che ebbe luogo al Pascolaro che declamò, stringendo fermamente in pugno il sanguigno labaro l'indimenticabile frase: "Alla luce di questa Bandiera Roscia semo riccotu pe' l'Unità qundicicentu lire!"
Dante, onorando il suo nome, era anche poeta e la eco dei suoi componimenti risuonava spesso nelle più moderne feste dell'Unità au tranvf, grazie alla possente e ferma voce di Lorenzo Pomponi; a furor di popolo doveva immancabilmente declamare l'ode di Dante (de Veleno) che iniziava con le parole "Fosti abbaututo di schianto nostro simbolo e guida!" alla fine della quale intonava il più antico inno del Partito Comunista Italiano, ed al ritornello sempre qualcuno gridava la domanda: "CHI È!!!" ed il coro, nonostante il fiume di vino già scorso con voce limpida ed in modo roboante rispondeva: "La Guardia Rossa che marcia alla Riscossa!".