Con Romain Rolland ai Castelli Romani

  Come spesso accade, oggi un autore come Romain Rolland non lo legge quasi più nessuno, nonostante sia stato insignito del prestigioso premio Nobel. Sarà forse perché di estrazione borghese —era figlio di un notaio— dopo il disastro della prima guerra mondiale aderì al Partito Comunista Francese, o magari, essendo morto nel 1944 quasi ottantenne, il suo ricordo fu travolto dall'americanizzazione che pervase l'Europa in convalescenza dalla follia fascista e la conseguente guerra distruttiva.
 
Romain Rolland
Romain Rolland, personaggio estremamente sensibile, non era solo uno storico e musicologo, ma fu uno dei più straordinari interpreti di Bach, considerato un grande Artista da Giovanni Battista De Rossi, il famoso archeologo cristiano, che ebbe occasione di ascoltarlo al pianoforte durante il biennio in cui soggiornò a Roma, pensionato della Scuola Francese.
  Nel dicembre del 1889 fu presentato ad un personaggio femminile oggi tanto poco noto quanto comunque straordinario: Malwida von Meysenbug. Si tratta di una donna di origini nobili, considerata tra le prime femministe tedesche, la quale, per aver aderito entusiasticamente alla rivoluzione europea del 1848, fu prima esule a Londra, dove tra gli altri conobbe Mazzini, per stabilirsi, dopo varie peregrinazioni per il continente, finalmente a Roma, dove morì nel 1904.
  Fu subito colpita dal ventenne Rolland, lei che all'epoca dell'incontro aveva superato i settanta. Fu un'amicizia straordinaria, che proseguì anche oltre il ritorno in Francia del raffinato oltramontano.
Malwida von Meysenbug
In una lettera alla propria figlia adottiva Olga, Malvida definisce Rolland addirittura "il mio nuovo figlio". È lei ad introdurlo nel giro della Roma più colta e cosmopolita, ma è sempre lei che lo accompagna alla scoperta di Roma e della Campagna Romana. Nel maggio del '90 lo invita a fare una gita fuori porta, ed in modo entusiastico ne scrive sempre alla figlioccia: "... faceva un tempo divino, bello oltre ogni possibile descrizione, i contorni dei monti, il silenzio della campagna, gli acquedotti, le greggi che davano silenziosamente vita al paesaggio."
  Rolland visita anche da solo i Castelli Romani, e ne riferisce alla sua amica, raccontando, era la fine di maggio del 1891, che andando a piedi da Albano verso Rocca di Papa fu improvvisamente chiamato da bordo di una carrozza. Si trattava di Laura Minghetti, moglie di Marco, e la Principessa Venosa, presso la cui splendida Villa albanense trascorrevano la villeggiatura assieme alla famiglia Helbig(1). Proseguendo nella sua passeggiata verso il Monte Cavo ebbe un incontro meno piacevole. Gli si parò innanzi niente meno che un lupo. Rolland e la bestia si guardarono per un poco negli occhi, dopo di che l'animale riprese la via del bosco scomparendo.
  Alla fine del seguente mese di giugno Romain e Malvida fecero anche una gita ai Castelli insieme. "L'altro ieri ho fatto con Rolland -scrive in una lettera Malvida- una gita in campagna programmata da tempo. Col treno fino ad Albano, da lì con la carrozza verso Rocca di Papa, un tragitto a dir poco celestiale, del quale la Minghetti mi parlava con grande passione, sempre attraverso un bosco, il più bello, con fantastici alberi vecchissimi, il suolo ricoperto di fiori di ogni tipo e colore, il canto degli uccelli tra i rami, in breve: incantato. Su a Rocca di Papa ci fermammo in una splendida piazza e consumammo le provviste che avevo portato appresso. Questo con una veduta per la quale si potrebbe essere invidiati anche dagli dei: tutta la Campagna dai colori straordinari e la sua corona di monti, ai nostri piedi il Lago Albano incastonato nel più bel verde, ed oltre a questo, in lontananza luccicava il mare, nel quale il sole infondeva uno splendore aureo. Era una immagine indimenticabile.
Tornati in basso, siamo stati ancora, in riva al Lago Albano, a lungo seduti in attesa del treno ed infine, in un tramonto glorioso, siamo rientrati a Roma. È stata una giornata pienamente riuscita, e nonostante Rolland fosse molto melanconico per il fatto che tra qualche giorno lascerà l'amata Roma, certamente anche lui non dimenticherà mai queste fantastiche ore di bellezza."


(1) Si tratta della famiglia di Wolfgang Helbig, il famoso archeologo tedesco, morto a Roma nel 1915, autore di una monumentale guida alle collezioni pubbliche romane.

2 commenti:

  1. Caro Corrado, se ci fossero blog come questo uno per ogni regione non si uscirebbe piu' di casa. Stai bene - Leonardo

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