lunedì 22 aprile 2013


Roma, via della Bufalotta. Scrivere "sezione" sa troppo di vecchia politica:
"ufficio politico" rende meglio l'idea!

Il tempo dei partiti non è finito, Grillo si illude
Tra le varie cose che ha detto oggi Grillo (pare che stia lentamente passando dalle battute alle dichiarazioni) è definitivamente priva di senso; si basa infatti su di un malinteso: "Il tempo dei partiti è finito". Il problema è che non esistono più i partiti, democraticamente e costituzionalmente intesi. La politica è ormai gestita esclusivamente da fazioni, che di democratico e di costituzionale non hanno nulla. La scomparsa dei partiti è il problema, ed essendo scomparsi, non può essere loro la colpa dell'attuale disastro. Al contrario c'è un urgentissimo bisogno di qualche partito vero, serio e democraticamente affidabile per uscire da questa situazione che si fa sempre più pericolosa di giorno in giorno. Il M5S ha fatto capire che non ha nessuna intenzione di diventare un partito capace di riprendere in mano la situazione, ma vuole restare un generico movimento, il quale fa di tutto per comunicare al mondo il proprio disagio (fatto del tutto legittimo), ma non ha nessuna voglia di prendersi delle responsabilità concrete, di fare scelte programmatiche chiare, dare avvio ad una scalata alle istituzioni per poter iniziare ad operare da posizioni di potere. Io ho il sospetto che a loro ancora non sia chiaro quale sia la vera natura delle istituzioni e quali siano i modi per entrarvi e modificarle in senso positivo. Inoltre basano le proprie posizioni su esiziali malintesi.

1 - La Rete
Si presentano come paladini della rete, ma non hanno capito quale sia il migliore uso della stessa. Quello che loro sembra sfuggire è il fatto che la rete non è altro che un mezzo di comunicazione, molto più veloce di qualsiasi sistema inventato sino ad oggi. La rete in nessun modo supera o sostituisce i partiti. Al massimo può aiutare ad organizzare e far funzionare meglio un partito progressista e riformista in modo efficace, rapido, democratico ed a basso costo. La rete non sostituirà mai le relazioni umane dirette, i rapporti personali, i congressi, gli attivi, le assemblee, i documenti programmatici, gli statuti, gli impegni, i progetti, i regolamenti e tutto quello che serve per coinvolgere il maggior numero di persone possibile in modo diretto, reale e responsabile nelle grandi scelte che coinvolgono tutti quanti. Da quanto si sente dire da rappresentanti del M5S, non hanno una grande cultura politica, nel senso che non sanno esattamente cosa sia uno Stato e quali siano i suoi compiti. Non distinguono ancora in modo netto (forse l'esperienza diretta li aiuterà a comprendere) tra Governo e Parlamento. Parlano di "casta" e di "politici", ma scommetto che se si chiedesse loro di definire precisamente i due vocaboli, se ne sentirebbero delle belle.

2 - Le Riforme
Ma anche qui, lo sanno cosa sono o cosa dovrebbero essere le riforme? Io ho una abbondante ventina di anni in più rispetto all'età media dei "grillini" eletti al Parlamento ed ho non solo una più ampia memoria storica, ma anche una conoscenza buona della storia politica e sociale italiana che mi permette di capire abbastanza bene come vanno le cose e cosa è vecchio e cosa è nuovo in politica. Già nella mia più tenera età sentivo parlare di riforme. Mi sembrava una parola magica, capace di togliere di mezzo gravi problemi e soprattutto immaginavo che le riforme fossero sempre positive, buone, progressiste. Forse anche loro hanno questa visione infantile e sono tanto imprudenti da pensare che le riforme siano buone e da fare anche se le propone un ceffo come Berlusconi. Una riforma non solo voluta, ma anche solo concordata con uno come lui non può che essere cattiva, negativa, tossica e pericolosa. Una delle cose che ho capito della politica, è che i riassunti in una parola sola di cose molto complesse servono solamente a nascondere le vere intenzioni. Ma non ci avete fatto caso che in questi giorni difficili si è di nuovo alzato il coro di quelli che reclamano una "riforma" della Costituzione, come se fosse colpa della Costituzione l'indecoroso andazzo politico; si sono fatti nuovamente vivi anche i fautori della "elezione diretta", da parte del "popolo" del Presidente della Repubblica (una delle proposte preferite da Berlusconi). L'argomento meriterebbe una trattazione approfondita e dettagliata per spiegare per quali motivi è una sciocchezza abissale, ma come fanno tanti bravi "politici" vorrei riassumere la proposta dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica in una parola sola: stronzata.

3 - La Fermezza
Anche Grillo, c'è poco da fare, ha subito acquisito un vizio politico diffusissimo e fastidioso per le persone intelligenti che per giunta dispongono anche di un minimo di memoria: smentisce in continuazione se stesso. Mi ricordo benissimo (ed una fulminea ricerca in rete lo conferma) che per le sue "quirinarie", alle quali hanno partecipato esclusivamente gli aderenti al suo movimento, uno dei papabili era Romano Prodi. Giusto un paio di giorni dopo, ad un comizio in Friuli Venezia Giulia urlava in modo deciso e categorico che "a nessun grillino è mai venuto in mente di votare per Prodi". Lo abbiamo sentito tutti. Mi viene il dubbio che Grillo non abbia ancora capito, o magari non lo ha ancora sentito dire, che una persona in una posizione come la sua di rappresentante di un movimento (di certo politico, suo malgrado), non può cambiare continuamente le carte in tavola. Prima o dopo non lo si prende più sul serio (da parte della gente seria; gli elettori di Berlusconi anche qui rappresentano un'eccezione). Dopo aver cambiato la sua opinione su Rodotà ha messo in scena una fermezza d'acciaio ed ha diramato l'ordine ai suoi di rispondere a qualsiasi domanda, come se fosse un mantra: Rodotà. Tanto lo sapeva che non sarebbe stato mai eletto. Spero non sia vero che lo abbia fatto solo per far saltare il PD. Se così fosse, Grillo sarebbe il migliore alleato di Berlusconi. Avrebbe potuto fare subito un accordo di governo con la parte migliore (qualcuno direbbe meno peggio) del PD ed avrebbe messo in moto quella rivoluzione italiana per la quale molte persone speranzose avevano votato il suo movimento. Una buona occasione perduta della quale avrà di che pentirsi. Io per conto mio già in tempi non sospetti avevo espresso gravi dubbi sul PD vai al filmato==>, ma questo non vuol dire che il PD sia un'unica mappata di delinquenti.

4 - Romano Prodi
C'era stato un momento in cui gran parte degli italiani, almeno quelli pensanti, si era illusa che Romano Prodi sarebbe stato eletto alla prima carica della nostra martoriata repubblica. Il cambio improvviso d'idea di Grillo praticamente si è tramutato in un via all'apertura di un pesante fuoco contro Prodi. I nazifascisti di varia risma si sono subito prodotti in ridicole e disgustose piazzate, mentre un altro mantra era subito sulla bocca di tanti personaggi noti o meno noti, misti ed assortiti. Nessuno diceva perché o percome, ma Prodi sarebbe semplicemente "invotabile". Approfittando delle infantili prese di posizione antieuropee grillesche, si è avuto chi ripeteva oltre la nausea: "l'euro è colpa di Prodi". Altri invece hanno preferito lavorare dietro le quinte, come probabilmente ha fatto D'Alema. All'assemblea del Capranica Baffetto ha votato Prodi, ma giusto così, per prendere un poco per il culo Bersani e farlo fuori definitivamente.
Quello che nessuno ha detto è che Prodi rappresenta una ferma e salda posizione europea che piace molto poco a certi potentati statunitensi, che lo avrebbero visto come il fumo agli occhi. Non dimentichiamo che l'apparato militare-industriale americano già ha sentito un forte prurito all'ano per il tentativo (del quale i grillini dovrebbero sapere qualcosa) fatto da Crocetta di impedire la costruzione del MUOS a Niscemi. Certi americani, specialmente se organizzati in agenzia federale, si incazzano subito e non permettono (con ogni mezzo) che gli si tolga di mano qualche giocarello. Per il suo bene, qualcuno avrà pensato, è meglio non votare Prodi.

5 - D'Alema
Grillo fa lo spiritoso, ma a volte mi pare non abbia sempre un quadro molto chiaro e preciso della situazione. Dopo aver squassato il quadro politico italiano, convinto che sia unicamente merito suo, annuncia che D'Alema e Berlusconi sono gli ultimi due rimasti da fare fuori. Si, magari al Bar dello sport di Biandrate la prendono come una cosa vera e ci ridono sopra brindando con le ombrette. Io invece vorrei una spiegazione. Grillo ha testualmente affermato che 5 partiti non ci son più e che sono rimasti solamente Berlusconi e D'Alema. E Casini? Non lo considera? Non è che fratelli e sorelle d'Italia si incavolano? E poi, se il PD lo ha già fatto fuori, D'Alema da dove riciccia? Perché questo trattamento di favore? Avrebbe fatto meglio a far notare, visto che parla tanto di inciuci, che fu D'Alema a sdoganare Berlusconi con la sua "bicamerale". Con la fantasia viva che Grillo si ritrova, si sarebbe magari potuto inventare che D'Alema strinse ai tempi della bicamerale un patto scellerato con Berlusconi, il quale gli ha promesso in cambio che un giorno Massimo sarebbe diventato Presidente della Repubblica. Perché no? Tra il seguito di Berlusconi non manca chi vedrebbe di buon occhio D'Alema al Quirinale, anzi, ora che Napolitano è rimasto in cima al colle per benedire un governo di sfascio nazionale, già si parla di D'Alema agli esteri. No comment.

6 - Napolitano
A proposito! Vogliamo parlare di Napolitano? Nel momento in cui è stata annunciata la sua rielezione, mi trovavo presso il bar di una pompa di benzina. La televisione andava avanti per conto suo, ma tra gli avventori è stato un variegato coro di voci contrarie. Quando poi mi sono infilato in un supermercato anche l'addetta al banco del pesce si esprimeva in modo negativo, trovando l'approvazione di una signora marocchina (all'apparenza ed a giudicare dalla pronuncia) che senza tentennare ha risposto in merito: "Ma che brutta figura ci fanno fare nel mondo…". Ascoltando poi radio e telegiornali sembrava di sentir parlare di un altro paese. Complimenti e congratulazioni da tutte le parti. Non l'ho sentito, ma sono certo che alche il governatore di Tuvalu deve aver mandato un telegramma di congratulazioni a Presidente, Parlamento e popolo italiano. Da quello che dicevano i notiziari, sull'Italia era sceso un delirio collettivo, tutti presi dall'orgasmo per la rielezione di Re Giorgio. La realtà, non lo devo riferire io, è ben diversa. Quello che posso dire è che a me Giorgio Napolitano non è mai stato particolarmente simpatico. La colpa, naturalmente è mia, perché sono comunista, e lo sopportavo solamente perché lui era membro della Segreteria ed io semplice diffusore dell'Unità; questione di ferrea disciplina! Ma avendo lavorato come interprete per la sezione esteri del PCI (di cui Napolitano era il responsabile), qualche chiacchieretta e qualche ammiccamento l'ho sentito pure io, ma non riferisco niente per aver accettato il principio di non dire mai niente di negativo sul PCI o che potesse in qualsiasi modo nuocere al Partito. Andate a vedere cosa dice di Napolitano Padre Amorth, lui se lo può permettere.

Prima di concludere voglio però fare una dichiarazione spontanea, manco fossi Berlusconi. Qui non mi appello al segreto di partito, dato che si tratta di un "traditore": Gianni Cervetti. Nel 1986 lo accompagnai nella veste di interprete a Noriberga per il congresso nazionale del Partito Socialdemocratico Tedesco. Un pomeriggio, non so come venimmo all'argomento, si parlò di libri d'antiquariato, una mia antica passione. Rimasi sorpreso quando Cervetti mi chiese se conoscessi qualche libreria antiquaria a Norimberga. La cosa mi stupì, dato che un bibliofilo di solito, prima di andare in una città, si informa; senza fiatare mi impegnai a trovarne una. Detto, fatto. Ci andammo insieme e rimasi di nuovo di stucco ed ancor più sorpreso, quando mi chiese se lo potevo consigliare in merito all'acquisto. La cosa era veramente strana, dato che il vero bibliofilo non ha bisogno di tanti consigli in merito agli acquisti. Sorvolai. Offerti da parte del libraio alcune vecchie edizioni italiane, di cui per mia fortuna sapevo qualcosa, gli consigliai di decidersi per una bella edizione della storia del regno di Napoli di Pietro Colletta, un'opera famosa uscita dai torchi della tipografia di Capolago. Lo stupore finale doveva ancora venire: al momento di pagare, tirò fuori da una tasca interna del cappotto un portafoglio (diverso da quello che usava solitamente), dal quale estrasse con cautela un mazzetto di dollari, con i quali pagò sorridendo. Questo episodio non l'ho mai scordato, dato che me ne sfuggiva completamente il significato. Passano gli anni e guarda guarda, trovo finalmente in rete un articolo che forse mi mette sulla strada giusta per capire: Vai alla pagina==>
Velletri, 22 Aprile 2013

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