Sento da un paio di giorni ripetere con sospetta insistenza che, in un periodo non meglio specificato "migliaia di italiani" sarebbero stati uccisi dai "partigiani comunisti di Tito". Il linguaggio, ma oggi non se ne accorge più nessuno, è tipico delle peggiori osterie di una periferia degradata e non dovrebbe appartenere ad un servizio d'informazione pubblico. Comunque sia, ci sarebbero da chiarire alcuni punti.
1. Cosa si intende con la parola "migliaia"? Senza una ulteriore cifra che determini una quantità certa o perlomeno approssimativa, sempre nel semplice linguaggio da osteria, potrebbe essere un sinonimo di "molto" o "tanto". (es. "millenni di anni fa", dove "millenni" ha la funzione di rendere l'idea del gran tempo trascorso). Se però si vuole davvero indicare un numero preciso, la frase è evidentemente monca, dato che il numero delle vittime cui si fa riferimento oscillerebbe tra 999 e 999999, cioè più delle centinaia e meno di un milione. Per indicare un numero relativo a vittime, a quanto sembra di un evento bellico, di certo la cosa è strana, dato che di solito in casi consimili il computo è sempre il più preciso possibile.
2. Anche se, in base al comunicato ripetuto per più volte su di un gran numero di emittenti pubbliche e private, si capisce che il periodo non specificato è appunto bellico, ma non si dice in alcun modo se qui si intendano civili o militari; si indica solamente la nazionalità. Trattandosi di una guerra sarebbe il caso di chiarire quale fosse stata la posizione di queste vittime.
3. Chiarito che stiamo parlando di un conflitto armato tra due nazioni, risulta strano non solo il fatto che non venga indicato un numero quanto possibile esatto, ma non si riesce a reperire da nessuna parte un elenco con nomi e cognomi, se questi fossero noti. L'Ufficio del Ministero della Difesa "Onorcaduti" per anni dopo la fine della seconda guerra mondiale ha compilato lunghe liste di tutti i caduti e dispersi, ma non risulta, almeno a chi scrive, che l'Esercito di Liberazione Jugoslavo abbia fatto molte vittime tra le fila del Regio Esercito, ed anche se fosse si trattava di militari caduti in combattimento. Al contrario dopo l'otto settembre interi reparti italiani e migliaia di soldati ed ufficiali alla spicciolata entrarono tra le fila dell'Esercito di Liberazione e diedero un importante contributo alla liberazione da tedeschi e nazisti della Jugoslavia, cosa per la quale gli jugoslavi ancora oggi sono grati agli italiani. Non si capisce insomma chi, dove, come, quando e perché avrebbe fucilato migliaia di italiani. Se, ma non si dice chiaramente nella velina, si vuole fare riferimento alle cosiddette "foibe", anche le fonti ufficiali italiane (non le scomposte grida di scadenti rappresentanti politici), ci fanno sapere che in tutto nelle cavità carsiche furono recuperati i resti di non più di trecento salme, non tutte risalenti al periodo bellico e di cui diverse sicuramente non taliane; siamo dunque al disotto delle mille unità e non si capisce quali sarebbero queste "migliaia".
4. Visto che non esiste un elenco nominativo di queste migliaia di uccisi, potrebbe almeno esistere un monumento, una lapide, una croce, un qualcosa insomma che ricordi questo immane sacrificio. In tutte le città italiane, persino nei paesini e nelle frazioni più lontane esiste qualche ricordo dei propri caduti, indipendentemente dal fatto se la guerra fu vinta o persa. Da nessuna parte si trova il monumento delle migliaia di "Italiani uccisi dai partigiani comunisti di Tito". E qui le cose sono due: o l'erezione è stata impedita da stringenti motivi politici oppure semplicemente il fatto non sussiste. E poi, tutte queste salme dove sono state tumulate? Non si ha notizia di un sacrario realizzato allo scopo. Visto che sarebbero migliaia i caduti, dovrebbe essere anche un impianto di più ettari.

Su questa storia triste vorrei fare anche una mia riflessione da giornalista. L'informazione relativa all'evento di Trieste diffusa dalla quasi totalità dei mezzi di comunicazione è degna del "Premio Göbbels". Sembra che esista una invisibile agenzia di stampa che riesce a usare, a quanto pare a loro insaputa, tutte le redazioni come un comodo megafono per propalare urbi et orbi qualsiasi falsità. Non sono un complottista, ma qui gatta ci cova.