venerdì 24 aprile 2020

W il 25 Aprile


Il Generale Nicolò Bozzo
Immagino che ben pochi ricordino più chi sia stato Nicolò Bozzo. Si tratta di un ufficiale dei Carabinieri, per l'esattezza di un Tenente Colonnello in servizio permanente effettivo, che faceva parte nel 1981 dello Stato maggiore della divisione Pastrengo di Milano. Bozzo si presentò spontaneamente ai giudici che stavano portando avanti la famosa inchiesta suSindona, che portò alla scoperta della loggia P2 di Licio Gelli.
  Furono allora momenti tra i più difficili per la nostra Repubblica, un periodo in cui veramente era a rischio la tenuta democratica del nostro paese, anche perché era in atto un tentativo massiccio di infiltrazione degli organi più delicati dello Stato al fine di far saltare le istituzioni repubblicane.
  Il bersaglio non furono solamente i servizi segreti, come molti pensano, ma tutto l'apparato dello stato era sotto attacco. Lo stesso generale Alberto Dalla Chiesa fu chiamato a testimoniare, dato che era stata trovata tra i documenti di Gelli una sua domanda di iscrizione alla loggia P2.
  Dalla Chiesa spiegò molto bene come andò la questione e dimostrò che intendeva scoprire cosa c'era dietro la P2. L'adesione fu sollecitata da parte di un suo collega, ma aveva capito subito che c'era qualche cosa di molto grosso e molto poco chiaro sotto.
  Ma torniamo a Nicolò Bozzo, il quale si presenta dunque spontaneamente e non solo risponde alle domande che gli fanno i giudici, ma dopo il suo interrogatorio consegna a Gherardo Colombo una memoria scritta di suo pugno nella quale spiega meglio perché è venuto. Lo scritto di 15 pagine è diviso in vari capitoli. Al numero quattro troviamo "accertamenti su attività massoniche", che svolse su indicazione del Generale Dalla Chiesa, per scoprire di più su quello che stava avvenendo tra Arma e massoneria. Lo stesso Bozzo, come dichiara, già si era accorto che c'era una specie di combriccola che era parallela alla struttura gerarchica e sembrava aver addirittura più poteri. Bozzo chiaramente mette a rischio non solo la sua carriera ma anche la propria vita, come si è visto in tanti altri casi. 
Queste le sue esatte parole:

  "Ho reso spontaneamente le deposizioni precedenti per i seguenti motivi:

a. scrupolosa osservanza dei doveri connessi alle mie attribuzioni di ufficiale di PG;

b. assoluta fede nella Costituzione della Repubblica e nel conseguente indissolubile sistema democratico, fede che non può coesistere con "consorterie" quali la "massoneria" in generale (che prevede per il "fratello" —fra l'altro— il giuramento di fedeltà al "Gran Maestro" incompatibile con quello prestato alla Costituzione; e la "copertura" di talune "attività") ed in particolare alla sedicente "loggia P2", vera e propria associazione segreta se non addirittura per delinquere;

c. necessità imprescindibile che all'interno delle forze armate della Repubblica in generale, e dell'Arma dei Carabinieri in particolare, i rapporti fra i singoli appartenenti —qualsiasi grado essi rivestano— siano regolati esclusivamente dalla legge e dai conseguenti regolamenti; e non sulla base di vincoli di "fratellanza" o di "camarilla";

d. dovere morale di evitare che la memoria dei caduti in sacrificio tangibile di mutilati e feriti dell'arma dei carabinieri della lotta alla criminalità sia infangata il reso vano dalla sfrenata lezione lo squallido d'appello di arrampicatori sociali, privi di qualsiasi scrupolo, protesi esclusivamente al raggiungimento di comode e sostanziose posizioni di carriera e di potere."

  Ebbene questa bella dichiarazione, che risale a trent'anni fa e non a 75, è in piena e perfetta armonia con lo spirito che ha animato la lotta antifascista e la Resistenza che ha liberato il nostro paese dal nazifascismo, restituendogli allo stesso tempo la dignità e reputazione che il fascismo aveva fatto perdere completamente. 
  Non posso che concludere con "Viva l'Italia!"

PS: Nicolò Bozzo, che fu congedato col Grado di generale, è morto nel 2018. Chi volesse saperne di più su questo interessantissimo personaggio, non deve far altro che ricercare in rete.

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