venerdì 12 agosto 2016

Anche le ripetizioni meritano

Come l'anno passato ho fatto un bel pezzo a piedi per arrivare ad Amaseno e vedere il sangue di San Lorenzo sciolto. Veramente avevo detto nel resoconto dell'anno scorso che questa volta avrei provato con la bicicletta, ma non avendo avuto il tempo per procurarmene una decente, anche questa volta sono andato a piedi.
  Avevo lanciato l'impresa di quest'anno su facebook, ma a parte segnali di simpatia ed effetto ho avuto solamente due adesioni concrete: Umberto Savo e Marco Nocca, due amici di vecchia data, i quali non se la sono però sentita di condividere la camminata ed hanno preferito raggiungere Amaseno in macchina. Siamo così rimasti d'accordo che ci saremmo visti direttamente alle 10.00 al Ristorante da Giotto; se ci fossimo incontrati per strada, mi avrebbero dato uno strappetto finale.
  Rispetto al 2015, avendo avuto occasione di verificare quanto tempo avrebbe richiesto il percorso di 20 chilometri, sono partito molto prima, ed alle 6.05 esatte sono sceso dal treno alla stazione di Priverno/Fossanova.

L'alba era già in pieno sviluppo, ma le luci della stazione erano ancora accese ed alle spalle dell'edificio, dietro alle montagne si preannunciava chiaramente il sorgere del sole.
  Sul piazzale della stazione una prima bella veduta sui Lepini in pieno risveglio ed anche un cartello che sembrava fatto apposta per me, che indicava la "via francigena". Io la strada che dovevo fare, la conoscevo già, e sinceramente non sapevo che la francigena passasse per la stazione di Fossanova...
Comunque l'ho preso per un buon segno, una specie di benvenuto, e sono partito con passo spedito e sicuro.
  Ci sarebbe anche da fare un po' di polemica -a me ogni tanto piace farla- su questa recente proliferazione di tracciati e rami vari della via che avrebbe dovuto portare i pellegrini verso i santuari più importanti della cristianità europea.
  Fino a qualche tempo addietro non se ne sapeva più niente e nessuno teneva conto degli ultimi segni di questa mirabile rete stradale pedonale. Poi ci fu la riscoperta, con relativi articoli e servizi televisivi, e tutti si misero a cercare la via francigena, anche dove non c'era mai stata. Alla fine,  quando sono arrivati i finanziamenti regionali, sulla base di progetti basati in gran parte su fantasie di persone che neanche sapevano a cosa servissero queste vie; per miracolo non era più una sola la via francigena, ma si era moltiplicata ricoprendo il territorio con una fitta rete, pena la perdita della propria fetta di finanziamento. Come spesso accade nel nostro martoriato paese una cosa seria va prima o poi in mano ad incompetenti affaristi e si trasforma in una inutile burletta.























  Noncurante della direzione (sbagliata) che indicava il prossimo cartello, andai per la mia via francigena personale, non segnalata e sulla quale nessuno potrà fare la cresta, mettendo piede sulla via Provinciale Maremmana. Questa volta oltre il guard rail qualcuno aveva fatto pulizia delle fratte ed erbacce.

  È più che giusto tagliare le erbacce e sfrattare i lati delle strade, ma già che ci stavano, non potevano raccogliere anche vetro, plastica ed alluminio? Sono tutti e tre materiali riciclabili. Mi chiedo cosa ci stia nelle capocce dei vari assessori e dirigenti competenti. Competenti si fa per dire.

























Poco più avanti, dove inizia il muro di cinta dell'abbazia di Fossanova ho dovuto constatare con grande rammarico che gli sfrattatori si devono essere fatti prendere la mano. Diversi pini ad alto fusto sono stati tagliati, un gesto vandalico che non ha alcuna spiegazione plausibile. Qui dovrebbe indagare la Forestale. Ah no, dimenticavo. Renzi la Forestale l'ha sciolta. Credo di aver capito perché. Così gli assessori suoi manutengoli possono far abbattere ai loro amici tutti gli alberi che vogliono senza noie burocratiche.


  È sempre suggestivo entrare a piedi passando sotto il portale dell'abbazia, una cosa che gli inglesi chiamerebbero con un termine azzeccato "gatehouse". Lo ripeto: la macchina è comoda e ci porta rapidamente ovunque, ma quando si deve passare sotto ad un monumento del genere, lo si deve fare solamente a piedi. Dà più emozione.


  Nel controluce mattutino il tiburio ottagonale appare come avvolto da un'aura magica. La totale assenza di gente rendeva tutto lo scenario un poco spettrale. Erano del resto le sei e mezza di mattina ed in giro ci poteva essere al massimo il fantasma di qualche monaco...


  Ripreso il cammino dopo una pausa-panino-portato-da-casa (dovevo pur fare colazione, no?) faccio un altro bel pezzo di maremmana e dietro ad una curva mi appare in alto Roccasecca dei Volsci illuminata ad alzo zero (scusate il termine tecnico, ma ho fatto il militare in artiglieria) dal sole appena sorto. (o sortito?)



Passato il ponte sull'Amaseno, ho ritrovato la bella strada di campagna, illuminata dal sole del mattino. Questa volta ho visto meno monnezza dell'anno scorso. Quella dell'anno passato deve essere stata coperta da erbe e fratte, mentre si potrebbe pensare che hanno smesso di buttarcene. In più ho trovato ancora più frutta selvatica, e mi sono fatto camminando camminando una scorpaccitata di fichi, more, prugne selvatiche e perazze.


  Immancabilmente bella mi è riapparsa la veduta suggestiva di Maenza. Questa volta con photoshop ho usato il filtro "dipinto" con l'aggiunta dell'effetto "tela". Un bel risultato. Potrebbe anche essere l'opera di uno dei 25 della Campagna Romana... (qui esagero un po', ma quanti sanno come sono i quadri dei 25?)


  La cosa divertente della camminata antelucana è che si incontrano inaspettatamente diverse persone. Anche questa volta ho incontrato un signore del luogo, il quale, come mi ha lui stesso spiegato, si fa ogni due giorni una passeggiatina sportiva su questo tragitto, alternando tratti di corsa e tratti di marcia (quella atletica, non quella militare). A dargli i tempi la voce che usciva periodicamente dal telefonino che teneva nella mano sinistra. Ci siamo scambiati un po' di frasi ed informazioni e poi è partito con una velocità che io non sarei mai stato capace di sostenere. Nel frattempo infatti il mio piede sinistro già mandava segnali preoccupanti, mentre la caviglia destra stava in silenzio preparando una serie di fitte che mi avrebbero riportato alla memoria quella volta in cui da ragazzino me la slogai sciando.


Finita la rotabile sterrata, ho rimesso i piedi sulla provinciale denominata (ma chi li decide i nomi?) "Marchegiana e Casini". Non ho visto nessuna marchigiana in giro e di casini neanche una traccia, ma nemmeno una nigeriana in minigonna ascellare. La vera emozione mi è però venuta dalla scoperta di una sorgente naturale al lato della strada, in mezzo ad una campagna priva di catapecchie o abitazioni (vedi su google maps). Non l'avevo ancora vista, perché l'anno passato questo tratto non lo feci a piedi, ma approfittai di un passaggio in auto.


  Un altro colpo d'occhio niente male è questa quercia solitaria in mezzo ad un campo arato di fresco. Qui la terra è rossa e non c'è nessun bisogno di photoshop per "migliorare" l'immagine.


  Un'altra immagine letteralmente pittorica me l'hanno offerta queste mucche che pascolano in mezzo ad un uliveto. Il panino che mi ero mangiato per colazione qui doveva già essere bello che digerito, dato che guardando le vacche mi chiedevo se davano delle bistecche migliori rispetto alle mucche allevate a stabulazione fissa...

Fine della camminata

  Devo dire che nel frattempo il piede sinistro quasi non stava più nella scarpa, e mi sa che dovrò farmi fare una radiografia, mentre la caviglia destra mi rammentava quella bella vacanza di Natale sull'Alpe di Siusi. Con qualche smorfietta di dolore ero arrivato alla fine della "Marchegiana e Casini", per immettermi lento pede sulla "Gugliette Vallefratta" (ma io questo nomenclatore delle strade provinciali lo vorrei proprio conoscere personalmente...). Si erano fatte quasi le nove e mezza e dopo neanche dieci passi di nuova provinciale mi si affianca una macchina: Umberto e Marco! Se avessimo voluto organizzare un timing così perfetto, non ci saremmo mai riusciti. E poi dicono che la provvidenza non esiste!
  Approposito, in pochi minuti, arriviamo a destinazione (coi piedi ridotti com'erano ci avrei messo almeno un'altra ora) ed andiamo a vedere l'ampolla con il sangue di San Lorenzo. Fa sempre bene vedere una cosa che non si capisce e che non ci sappiamo spiegare. Fa bene alla nostra presunzione di voler sapere e spiegare tutto. Chiudo con la foto di quest'anno e parlerò delle delizie gastronomiche di Amaseno in una prossima occasione.


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