martedì 7 aprile 2020

La Guerra Totale, anzi virale (II)

La guerra totale (II - seguito della prima puntata)
  Ciò che fa credere, o vuol far credere, che ci troviamo veramente nel bel mezzo di una guerra guerreggiata è il linguaggio di gran parte dei mezzi di comunicazione di massa, dai giornali-carta-igienica alle paludate testate autorevoli, dai radio- e telegiornali di ogni risma e pacco fino alle fanfare elettroniche che rimbalzano da un angolo all'altro del mondo lungo la rete ormai completamente ingarbugliata di internet.
  Questo linguaggio ha delle preoccupanti assonanze con discorsi fatti da altri in altri tempi… ho quasi paura di fare nomi e rivelare date, ma non posso farne a meno. Sto infatti parlando del tristemente famoso "Discorso del Palazzo dello Sport di Berlino" del satana della propaganda fascisto-nazista Joseph Goebbels tenuto il 18 febbraio 1943, con il quale tentò di sminuire la portata della sonora batosta mortale di Stalingrado; tutti sapevano dell'annientamento della VI armata di Paulus, che tra l'altro si rifiutò di obbedire agli ordini folli di Hitler, ed era evidente a tutti che la guerra era ormai arrivata ad una svolta definitiva.
  Anche se singole voci avevano messo in guardia di fronte ad una aggressione contro l'Unione Sovietica, Hitler era convinto che bastasse conquistare Stalingrado, utilizzandola come trampolino per la conquista completa dell'Unione Sovietica. Pensava evidentemente che l'alone di invincibilità che inopinatamente era cresciuto attorno alla Wehrmacht intimorisse tutti i suoi avversari e potesse andare a colmare le ultime debolezze strutturali e materiali dei suoi eserciti: dove non arrivavano i cannoni arrivava il sacro terrore. Un grande abbaglio, evidentemente, visto che dal 1870 l'esercito tedesco aveva collezionato solo brucianti sconfitte e molti dei suoi generali erano gli stessi che avevano perso la prima guerra mondiale. Questo terrore poteva forse funzionare con la Polonia, ma non con l'Unione Sovietica.
 
Questo fu in effetti il secondo tragico errore del folle: la totale sottovalutazione di quello che era il suo grande avversario. Innanzitutto non aveva probabilmente un'idea esatta delle dimensioni del territorio da occupare. Oppure le carte geografiche a sua disposizione erano fatte molto male, o proprio non era in grado di capirle.
  Un reduce tedesco dalla Russia raccontò una volta che arrivato in Lettonia poco dopo l'inizio dell'operazione Barbarossa fu acquartierato in casa di una famiglia di lingua tedesca di Riga. Aveva la sensazione di aver fatto un tragitto lunghissimo fino a li e proclamò orgoglioso che ormai la Russia era nelle mani del vittorioso esercito del Reich. La coppia ospitante tacque, ma la figlia dodicenne prese da uno scaffale un atlante e lo aprì sotto al naso del prode guerriero teutonico. Col suo ditino indicò la Lettonia, una piccola macchia di colore su di una grande doppia pagina e poi con lo stesso dito fece un giro lungo i contorni del resto dell'Unione Sovietica. In quell'esatto momento capì che la guerra non poteva che essere persa.
  Ma come hanno fatto diversi capi di stato minimizzando il virus e non rendendosi conto del reale pericolo, Goebbels affermava con voce suadente che vi era stata una "crisi sul fronte orientale". Poi, contraddicendo se stesso, parla di un "forte grido d'allarme del destino rivolto alla nazione tedesca". Per elettrizzare il suo uditorio dice che sarebbe stato un pericolo esiziale se nel 1933 fosse nato un regime borghese o democratico in Germania, ed usando un'immagine medica, sosteneva che dieci anni di nazismo avevano dato alla Germania gli anticorpi necessari contro il bolscevismo.
Secondo la sua versione l'Unione Sovietica era l'aggressore, salvo aggiungere che fu il Führer nel 1941 ad aggredire l'Unione Sovietica.
  Sembra di stare a sentire le tante cavolate che circolano attualmente sul virus, la sua origine, i suoi "mandanti", i veri colpevoli, le necessità e le restrizioni.
Ma fa impressione in particolare: "Mi oppongo fermamente all'affermazione secondo cui le nostre misure mirano a smantellare la classe media o monopolizzare la nostra economia. Dopo la guerra, la classe media verrà immediatamente restaurata economicamente e socialmente nella massima misura possibile.
(2-segue)

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