giovedì 9 aprile 2020

La guerra totale, anzi, virale (III)

La Bufera (III - seguito della seconda puntata)
   Abbiamo visto che, se la situazione attuale veramente fosse una guerra, una delle parti in campo, il virus, non sembra essere un gran genio militare. Eppure, nonostante ciò, una botta tattica gli è riuscita alla perfezione: l'effetto sorpresa. Nessuno aveva previsto che attaccasse, nessuno si aspettava di essere aggredito e si è anche potuto avvantaggiare della impreparazione degli avversari. Ma bisogna anche dire che ha avuto gioco facile. Prima dell'aggressione non c'erano state avvisaglie di nessun tipo, lo scoppio bellico non era stato preannunciato in nessun modo da segni premonitori, conflitti che si trascinavano senza prospettive di soluzione, rivendicazioni territoriali, pretese imperiali. Niente di tutto questo.
   Le guerre, tutte le guerre che abbiamo visto, dalle più antiche sino ad oggi, sono sempre state precedute da segnali, minacce, accuse, crisi economiche o politiche, rivendicazioni e sogni di vendetta o anche pura follia di qualche potentato. Prima di iniziare, le guerre sono già nell'aria e molti se ne accorgono prima degli altri. Un caso famoso è quello della canzoncina di Renato Rascel —indimenticabile attore, comico, ballerino e musicista— È arrivata la Bufera, che compose e presentò al pubblico d'avanspettacolo nel 1939, poco tempo prima dell'aggressione tedesca alla Polonia. Era una evidente allusione alla guerra e divenne subito popolarissima. Tutti la conoscevano e canticchiavano come incensurabile protesta pacifista. Le canzoni sul covid19 sono tutte posteriori e non tanto popolari.
Renato Rascel mentre interpreta la sua canzone
   Della canzone di Rascel si ripeteva a volte solo il ritornello:

È arrivata la bufera, 
è arrivato il temporale, 
chi sta bene e chi sta male, 
e chi sta come gli par.

   Quel "chi sta bene e chi sta male" sembrava il ritratto di chi con la guerra ci rimetteva assieme a chi ci guadagnava. Al riguardo mi torna in mente una storia che mi raccontò il Professor Riccardo Picchio, slavista e docente della Yale University, relativa ad un suo zio. Questi tutti i giorni leggeva il giornale; poco prima del cannoneggiamento tedesco di Danzica, che segna l'inizio della guerra, la sua attenzione cadde su di una notizia che gli fece capire che ormai il conflitto era prossimo. Chiuse il giornale, si alzò dalla poltrona ed uscì di casa senza dire dove intendesse andare. Dopo un'oretta tornò con un grosso sacco di pepe. Iniziata la guerra fini l'approvvigionamento regolare di pepe e quel sacco si trasformò praticamente in moneta corrente il cui valore cresceva di giorno in giorno.
   Ma prima delle guerre chi è meglio informato sono i governi, e tutti i governi aggrediti dal virus invece non sapevano nulla. Il bello è che non solo non si sono dunque preparati, ma da molto stavano smantellando le proprie difese, tanto da essere stati travolti dall'attacco, ritrovandosi in gravi difficoltà per mettere su qualche straccio di difesa.
   La cosa più grave è stato in Italia lo smantellamento del nostro Sistema Sanitario Nazionale, destrutturato, impoverito, denigrato e prostrato a favore di famelici ed immondi interessi privati.
(III-segue)

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